Carita’

PASTORALE PARROCCHIALE DELLA CARITÁ

Da San Paolo 1Cor 12,cropped-mani_aperte1.jpg31 – 13,13
“Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!


COS’Ė LA CARITÀ
La carità è il modo di essere e di vivere l’amore della comunità cristiana, è l’anima di una pastorale viva e unitaria. La carità non è una serie facoltativa di iniziative da affidare a qualche persona particolarmente sensibile o a qualche gruppo o associazione.

Si fa un gran parlare di carità, il volontario è convinto di farla perché dona gratuitamente il suo tempo a fin di bene, il filantropo ne è ancor più convinto perché dona i suoi averi per sostenere opere o progetti, si spera a fin di bene, ma anche chi abbassa il finestrino per lasciare una monetina nella mano dell’extracomunitario che ti si avvicina quando ti fermi al semaforo, è convinto, che facendo l’elemosina, fa della carità.
Ovvero carità = beneficenza = elemosina.
Ma è veramente questa la carità?
Quando la Bibbia parla di carità vuole esprimere un contenuto ben preciso, vuole esprimere l’amore di Dio per gli uomini, un amore che è fatto di donazione completa, che si è fatto incarnazione per noi. Nella nostra cultura quando si sente la parola carità si pensa subito all’elemosina e questa è una mentalità radicata profondamente nella nostra cultura, a partire dai bambini, ma prima ancora negli adulti, nei genitori e perfino in tante manifestazioni della parrocchia e della stessa chiesa. Si pensa cioè che la carità sia la buona disposizione d’animo di chi ha, possiede, è ricco, di aiutare il povero. Però lui sta sopra e il povero sta sotto. Per questa carità-elemosina speriamo ci siamo i giorni contati, perché non è molto valida né per i cristiani, né per coloro che cristiani non sono e soprattutto non è valida per chi la riceve. Spesso questa carità nega la giustizia o la ignora. E soprattutto ricordiamo che Dio non è elemosina ma è amore, che è molto più che elemosina. E per uno che è cristiano e cerca cioè di conformare la sua vita a quella di Cristo la carità-elemosina è un’offesa a Cristo che non ci ha fatto elemosina di qualcosa ma si è fatto uno di noi, ci ha donato completamente se stesso. E’ urgente passare da questa mentalità deteriore che vede la carità come elemosina, alla carità come amore concreto, totale che ci porta a riconoscerci fratelli, perché figli dello stesso padre. E per far questo non basta prendersi per mano al Padre Nostro. Per dire che siamo fratelli ci vogliono anche dei gesti concreti. Ci aiutiamo fra noi perché ci vogliamo bene e proprio per questo mettiamo in comune quello che abbiamo, come facevano nelle prime comunità cristiane. Operare questo cambio di mentalità è una delle conversioni più difficili per le nostre famiglie e anche per le nostre comunità cristiane.